Jérémie torna da Tolosa alla cittadina della provincia francese in cui è cresciuto per partecipare al funerale del panettiere locale, che è stato suo datore di lavoro negli anni della giovinezza. Martine, la vedova ancora piacente, lo accoglie a braccia aperte ma Vincent, il figlio del defunto, è meno entusiasta, e ingaggia quasi subito un corpo a corpo, reminiscente delle zuffe che i due condividevano da bambini, con quel giovane uomo che ora gli appare come un pericolo per la sua quotidianità domestica.
Anche il parroco del paese e un amico di vecchia data di Jérémie e Vincent entrano a far parte di quel gioco di equilibri (e di potere) che si sposta continuamente, ma mantiene il nuovo arrivato al centro dell'attenzione (e dei desideri) di tutti. Saranno le passeggiate nel bosco, apparentemente in cerca di funghi, il terreno su cui si giocherà la battaglia finale per la supremazia. 'L'uomo nel bosco' può essere accostato a ''Teorema'' e a ''Il talento di Mr. Ripley''. Il film sembra un po' un giallo alla Chabrol e un po' una fiaba nera (non a caso i personaggi si avventurano ripetutamente in un bosco misterioso), ma in realtà è tutto Alain Guiraudie, il regista e sceneggiatore francese che con una decina di titoli (il più memorabile è ''Lo sconosciuto del lago'', ma è notevole anche il recente ''L'innamorato, l'arabo e la passeggiatrice'') ha definito la sua poetica libera e impossibile da incasellare in un genere, o in una narrazione codificabile. Fin dall'incipit, la lunga sequenza in cui Jérémie arriva in automobile al paese intrufolandosi intimamente fra le case come un virus, "corpo estraneo" nel "corpo familiare", sappiamo di non avere a che fare con una messinscena classica. Anche i personaggi - la vedova, il prete, il vicino scontroso - sembrano archetipi drammaturgici e poi si comportano in modo imprevedibile, inizialmente assecondando le nostre aspettative e poi tradendole, in una vicenda in cui il tradimento è la regola, ma lo è anche l'accettazione di quel tradimento. Allo stesso modo Guiraudie sceglie di accostare due temi apparentemente incongruenti come il desiderio privo di freni inibitori e la misericordia intesa in senso profondamente cattolico (il titolo originale del film è appunto 'Miséricorde'). Il regista segue un registro "umano troppo umano", rifiutandosi di giudicare il suo protagonista che ha la forma dell'acqua nell'adattarsi alle circostanze manipolandole a suo piacimento, ma che è privo di premeditazione e di intenzionale malizia (perché quella sta sempre e solo negli occhi di chi guarda, secondo Guiraudie). Jérémie è un oggetto del desiderio irresistibile per chiunque lo avvicini, e c'è non poca ironia nel modo in cui l'autore mette in scena le reazioni degli altri a questa capacità di seduzione involontaria, così come c'è un profondo senso di accettazione del rifiuto (la cui mancanza sta all'origine della maggior parte dei delitti passionali): qui c'è chi ama senza essere corrisposto, chi si dona senza amare, e tutto è lecito, tutto è accolto (tranne che da chi diventerà dunque dispensabile), perché nulla è al di fuori del perdono "misericordioso". L'unica obiezione che potremmo muovere a questa "ronde" di attrazioni e (potenziali) accoppiamenti sta nell'inconclusività della storia, che dopo aver apparecchiato una serie di relazioni (potenziali) e un delitto insoluto ci lascia appesi, a domandarci dove andrà a parare la vicenda. Ma probabilmente quello è il punto che vuole fare Guiraudie: il vento della seduzione continuerà a fare il suo giro, e non ci sarà modo (né motivo) per fermarlo, men che meno in osservanza del "comune senso del pudore".
Prezzi: biglietto intero € 6,00 - biglietto ridotto € 5,00