Nel futuro, la tecnologia e l'intelligenza artificiale hanno creato un mondo sicuro ed efficiente ma scarno di emozioni. Come tutti, Gabrielle ha la possibilità di "purificare" il suo DNA dai traumi delle vite passate, ma l'incontro con Louis creerà un legame tra tre periodi temporali - 1910, 2014, 2044 - in cui diverse versioni dei due personaggi si trovano a confrontare un grande amore secondo i codici di ciascuna epoca.
Grande affresco spazio-temporale in cui l'amore diventa questione metafisica, e il melò si fa fibra connettiva del tempo. Ci restituisce un Bertrand Bonello che torna a spiegare le ali della sua ambizione di cineasta, e questa è una buona notizia a ormai diversi anni dal capolavoro 'Nocturama'.Più dei successivi 'Zombi Child' e 'Coma', infatti, 'La bête' gioca su un campo ampio e dà a Bonello la possibilità di mescolare fantascienza e period drama, di fare uno studio meticoloso di un volto e di un corpo attoriale di donna (con Léa Seydoux che risponde alla chiamata forte del suo fascino mai veramente conoscibile, in grado di sostenere qualunque sguardo), e anche di muoversi rapido sulla rotta Parigi - Los Angeles - Parigi, lui che è un superbo regista di geografie urbane e che nel lamento pandemico di 'Coma' sembrava non desiderare altro. In un film denso e ricco di ispirazioni, parte dell'anima viene da "La bestia nella giungla" di Henry James, novella dall'attrattiva inesauribile perché deliziosamente allegorica. In questa versione se ne prendono saggiamente solo alcune parti (un adattamento più pieno arriva con il contemporaneo 'La bête dans la jungle' di Patric Chiha) ma rimane l'idea evocativo-paranoica di una catastrofe sempre dietro l'angolo, la "bestia" ineluttabile e sfocata che un secolo dopo lo scritto di James si adatta perfettamente ai timori della nostra epoca. E difatti Bonello - con la sua sensibilità letteraria - ci va a nozze, dipingendo tre presenti senza futuro, collegando la vera alluvione di Parigi del 1910 all'angoscia di guerre civili potenziali nel presente, fino a un domani "pacificato" in cui la risorsa a rischio di estinzione sono i turbamenti imperfetti dell'animo umano. Un'impalcatura elegante che fa risplendere il film intero, per quanto dia il meglio se lasciata sfocata; come già in 'Coma', più l'analisi sociale di Bonello scende nei particolari e più inizia a mostrare un qualunquismo tecnologico non degno del suo enorme talento. Per fortuna che in 'La bête' la società è al massimo uno sfondo, con il centro della scena saldamente in mano a due anime che non sanno mai come abbandonarsi l'una nell'altra. Un'equazione del sentimento inespresso che in ogni periodo sfocia nell'errore, vittima delle rigidità del matrimonio, della paura, forse della Bestia in arrivo. George MacKay (che ha sostituito il compianto Gaspard Ulliel a cui doveva andare il ruolo di Louis, e a cui il film è dedicato) diventa nel 2014 un incel dai proclami omicidi sui social media, Seydoux un'attrice che cerca di invitarlo nella sua casa di vetro. La memoria persiste, si trasforma, in qualche modo permane, ma ogni volta bisogna ricominciare da capo in un mondo in cui era meglio "iniziare dalla fine". Sontuoso nel disseminare leitmotiv visivi e poetici qua e là (l'acqua, le bambole, il locale che scorre tra gli anni), mozzafiato nel disegnare istantanee di vita urbana futura e deserta per le strade di Parigi, Bonello fa un film vulnerabile e imperfetto, opera non del tutto compiuta ma nella cui anima riconosciamo inconfondibile i meriti di un grande autore.
Prezzi: biglietto intero € 6,00 - biglietto ridotto € 5,00